Il nuovo modello di scuola sarà green. Parola di Renzo Piano

Il nuovo modello di scuola sarà green. Parola di Renzo Piano

Poco più di un anno fa il maestro e pedagogo Franco Lorenzoni ha lanciato la sfida “Cari architetti, rifateci le scuole!” in un articolo sul Domenicale del Sole 24 Ore, alla quale ha risposto l’archistar Renzo Piano che ha lavorato insieme a Lorenzoni e a Paolo Crepet a un nuovo modello di scuola su tre livelli, e cioè piano terra, primo piano e tetto. Il progetto è stato illustrato ieri dallo stesso Piano su il Sole 24 Ore-Domenica: “Se dobbiamo costruire nuove scuole, meglio farle in periferia, e lo stesso vale per gli ospedali o gli auditorium. Questa – spiega Piano – è la scommessa dei prossimi decenni: trasformare le periferie in pezzi di città felice. Come fare? Disseminandole di luoghi per la gente, punti d’incontro e aggregazione, dove si celebra il rito dell’urbanità. Fecondando con funzioni pubbliche quello che oggi è un deserto affettivo”. Secondo l’architetto genovese, già ideatore del progetto del rammendo delle periferie, “Occuparsi di edifici scolastici è un rammendo che, ancora prima che edilizio, è sociale. Qui infatti si condividono i valori. Il piano terra “sarà permeabile e trasparente”, sollevato dal terreno “in modo che la città possa entrare, che l’edificio diventi un luogo di scambio e connessione con il quartiere. Al centro c’è un giardino con un grande albero sul quale si affacciano la palestra-auditorium, la sala prove, i laboratori dove i ragazzi si incontrano con associazioni e abitanti”. Al primo piano “ci sono invece le aule che guardano sul giardino interno e si guardano tra loro”, e dove al posto di corridoi di passaggio ci sono “luoghi abitati dove incontrarsi”. Il tetto sarà “un grande workshop a cielo aperto, con pergole che ombreggiano laboratori di botanica, di scienze o di astronomia elementare. Qui ci sarà la macchina eliotermica che cattura l’energia solare. Questa terrazza sarà anche un osservatorio meteorologico”. Piano ha in mente una scuola sostenibile che “si costruisce con leggerezza, in cui si risparmiano risorse e i materiali si scelgono tra quelli che hanno la proprietà di rigenerarsi in natura. Quindi nel nostro edificio abbiamo deciso di usare il legno, che non è solo bello, sicuro, antisismico e profumato: è innanzitutto energia rinnovabile. Basta piantare alberi per garantire la sostenibilità del progetto: nel giro 20 o 30 anni, dipende dall’essenza, si ha di nuovo l’equivalente del legno usato. Per ogni metro cubo di legno impiegato ci vuole una giovane pianta. Il lavoro lo fanno poi la pioggia, il sole e la terra. Si possono creare boschi e spiegare ai ragazzi che il legno usato per la loro scuola, in questo caso 500 metri cubi, è stato sostituito da quella piccola foresta di 500 alberi. In ogni regione nasceranno così nuovi boschi, in base alle essenze del territorio“Nella nostra scuola – aggiunge l’architetto – abbiamo pensato poi alla geotermia per riscaldarla o rinfrescarla e ai pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica, dovrà comunque consumare pochissimo. Franco Lorenzoni ha avuto l’idea di collocare nell’atrio dei contatori giganti che mostrino ai ragazzi quanta energia si consuma e quanta se ne produce”.