Messa a nudo l’analisi del ciclo di vita d’una turbina eolica

Messa a nudo l’analisi del ciclo di vita d’una turbina eolica

Qual è l’impatto ambientale netto di una turbina eolica? E quale il suo energy payback time, ovvero il periodo di tempo necessario affinché l’impianto generi tanta energia quanta ne è servita per produrlo? Queste domande se le sono poste alcuni ricercatori statunitensi alle prese con la valutazione del ciclo di vita (LCA) di un aerogeneratore da 2 MW di grande fattoria eolica nel nord-ovest degli States. Le turbine eoliche sono spesso presentate come la risposta alla produzione di energia elettrica sostenibile, dal momento che offrono una fonte di alimentazione che ha sostanzialmente zero emissioni di carbonio. Ma come spiegano i ricercatori della Horegon University in realtà tutte le forme di generazione di energia richiedono la conversione degli input di risorse naturali, fornitori dunque di precisi impatti ambientali e costi che devono essere quantificati prima di prendere decisioni per lo sviluppo del sistema energetico. Il team ha voluto quindi effettuare una valutazione del ciclo di vita  di alcune turbine eoliche da 2 MW di capacità, al fine di individuarne l’impatto ambientale netto della produzione e utilizzo. Il LCA tiene conto dell’approvvigionamento delle principali materie prime (acciaio, rame, fibra di vetro, plastica, cemento e altri materiali), del trasporto, della fabbricazione, installazione, della manutenzione durante i due decenni di vita utile prevista e, infine, l’impatto derivante dal riciclaggio e smaltimento. La loro analisi mostra che la stragrande maggioranza degli impatti ambientali previsti (il 78% del totale) è associata alla produzione di materiali e processi di fabbricazione. Tuttavia, il payback time per l’uso di energia prodotta dopo l’istallazione è di soli sei mesi, o nello scenario peggiore di un anno. Il che significa che per i 19 anni successivi, ogni turbina da 2 MW è in grado di soddisfare i bisogni elettrici di 500 famiglie senza consumare energia. Lo studio è stato pubblicato nell’International Journal of Sustainable Manufacturing.