Riduzione della CO2, i buoni, i brutti e i cattivi dell’Europa

Riduzione della CO2, i buoni, i brutti e i cattivi dell’Europa

La maggior parte delle nazioni europee è destinata a infrangere le promesse di riduzione della CO2 fatte come parte dell’accordo sul clima di Parigi. A rivelarlo è un nuovo studio pubblicato oggi da Climate Action Network (CAN) Europe che mostra, dati alla mano, come nessuno Stato si stia impegnando a sufficienza sul taglio delle emissioni di carbonio. Ovviamente ci sono delle differenze sostanziali tra i Ventotto, riassunte nel documento attraverso la classifica dei Paesi “Buoni, Brutti e Cattivi”.

Il report, intitolato  Off target: Ranking of EU countries’ ambition and progress in fighting climate change’,  valuta sia il ruolo che gli Stati membri stanno svolgendo nel fissare ambiziosi obiettivi e politiche energetico-climatiche, sia i progressi compiuti nella riduzione della CO2 e nella promozione dell’energia rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il lavoro di CAN Europe giunge in un momento decisivo poiché, parallelamente all’adozione della legislazione energetica 2030, l’UE deve anche iniziare a preparare il prossimo vertice sul clima COP24, in cui le parti dovranno impegnarsi a proporre obiettivi più ambiziosi di quelli oggi riportati nei singoli NDC. L’imminente conferenza di Petersberg (Petersberg climate dialogue) così come il Consiglio per l’ambiente a Lussemburgo offrono l’opportunità di aggiungere nuovo slancio all’azione.

 

I cinque paesi dell’UE che hanno ottenuto il punteggio più alto sono la Svezia, che mostra oggi il 77% dell’impegno massimo richiesto dall’Accordo di Parigi, il Portogallo (66%), la Francia (65%), i Paesi Bassi(58%) e il Lussemburgo (56%). Loro, i “Buoni”, vantano la maggiore ambizione climatica ma hanno ancora parecchia strada da fare per ridurre le emissioni di CO2. Accanto a questa piccola elite, si colloca il gruppo dei “Brutti”, rappresentato dalla maggior parte dei paesi dell’Europa centrale e orientale. I “Cattivi”, invece, includono Belgio, Danimarca, Germania e Regno Unito, oggi non più in prima linea nell’azione per il clima ma su un percorso che punta al minimo sforzo nonostante la loro “ricchezza relativa”. C’è poi chi, come Spagna e Italia, ha un giudizio in sospeso: il cambio di governo sembra, almeno in apparenza,aver sposanto anche un cambio di rotta sulla determinazione verde e sulla riduzione della CO2.  Ma Wendel Trio, direttore di CAN Europe, ci tiene a mettere le cose in chiaro “Tutti i paesi dell’UE – spiega – hanno aderito all’Accordo di Parigi, ma la maggior parte non sta lavorando per raggiungere i suoi obiettivi”.

(rinnovabili.it)