“Troppi tagli selvaggi”: La battaglia per salvare gli alberi delle città.

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“Troppi tagli selvaggi”: La battaglia per salvare gli alberi delle città.

Dal Monferrato alla Campania, in Veneto e in Sicilia “è uno scempio continuo”, protestano gli ambientalisti — e non solo loro. Sotto accusa, questa volta, non è il cemento che pur minaccia i 12 miliardi di alberi censiti nel 2009 dalla Forestale, ma la mano inesperta di migliaia di operai comunali, rei di potar male — o nel momento sbagliato — i polmoni d’Italia. “Una potatura a regola d’arte – spiega Daniele Mongera dell’associazione Maestri di giardino – richiede studi e mestiere. Al contrario, chiunque può creare giganteschi forchettoni, come fanno troppi addetti che spesso non distinguono una specie dall’altra e tagliano tutto allo stesso modo”. E che le potature in Italia avvengano “senza criterio e con scarsa professionalità” lo sostiene anche Legambiente, per bocca del responsabile aree protette: “Sì, è un’emergenza – dice Antonio Nicoletti. Il guaio, spiegano gli esperti, è che i bilanci allo stremo dei Comuni, gli appalti alle grandi ditte di manutenzione senza competenze specifiche o il ricorso a volontari hanno finito per imboscare l’antica sapienza artigiana che aveva reso celebri nei secoli i giardinieri italiani. Così, al forum nazionale “Salviamo il paesaggio” non resta che denunciare l’ “ossessione per le potature” nel Paese. A partire dal Padovano, dove carpini e cedri, pioppi e aceri vengono sfrondati all’inverosimile proprio alla vigilia del risveglio primaverile, e quindi «fuori tempo massimo. Sono alberi che hanno perso tutto il loro valore, soffocati dall’asfalto, striminziti e già sofferenti, poiché i tagli ripetuti li disseccano e abbrutiscono», accusa l’esperto Michele Favaron. Proteste anche in Campania, per una potatura di tigli secolari a San Giorgio del Sannio che i comitati locali definiscono “mattanza”.